Adorazione

di Derek Prince
*First Published: 1990
*Last Updated: dicembre 2025
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La lode, la nostra risposta adeguata alla bontà e alla grandezza di Dio, è innanzitutto costituita da dichiarazioni. Le pronunciamo, le cantiamo, possiamo persino gridarle. Ma pochi si rendono conto del fatto che l'adorazione non è in primo luogo una dichiarazione, ma un atteggiamento di tutto l'essere. Personalmente credo, come ho detto all'inizio del nostro studio, che l'adorazione sia l'attività più elevata che ogni essere umano sia in grado di svolgere; rivolgendo la nostra adorazione a Dio noi riconosciamo la Sua santità.
Essa coinvolge tutto il nostro corpo, non solo gli organi vocali. Per quanto ne so, tutte le parole di adorazione utilizzate nella lingua originale della Bibbia, sia nell'ebraico dell'Antico Testamento, che nel greco del Nuovo Testamento, descrivono un atteggiamento o una postura corporea. Quindi, alcuni atteggiamenti specifici sono caratteristici dell'adorazione.
Innanzitutto, chinare il capo. Quando Mosè, dopo il suo incontro con Dio presso il roveto ardente, tornò dagli anziani del suo popolo in Egitto con la notizia che Dio li avrebbe liberati, tutti chinarono il capo in segno di adorazione. Questa fu la loro prima risposta, non un'esternazione ma un atteggiamento.
Spesso l'adorazione non coinvolge solo la testa, ma anche la parte superiore del corpo, e, forse, ad accompagnarla, c'è il protendere le mani, con i palmi rivolti verso l'alto. È interessante notare che in ebraico, una lingua specializzata nel descrivere concetti concreti, la parola ‘grazie’ (todah) sia direttamente correlata alla parola ebraica che significa ‘mano’. Quando tendiamo le mani a Dio, diciamo ‘grazie’. Tendiamo anche le mani verso l'alto per ricevere qualsiasi cosa Dio voglia impartirci.
L'inginocchiarsi è un altro atteggiamento distintivo dell'adorazione. Io apprezzo le chiese liturgiche che hanno mantenuto la pratica dell'inginocchiarsi. Essendo cresciuto nella Chiesa anglicana, sapevo sempre quando la liturgia riteneva opportuno inginocchiarsi.
Questa pratica, a mio avviso, è una parte importante del nostro culto e alcuni carismatici e pentecostali la stanno perdendo. A volte, quando Dio ha portato una particolare riunione ad un culmine e ho suggerito che l'intera congregazione si inginocchiasse, abbiamo sperimentato alcune tra le più potenti visitazioni dello Spirito Santo. Naturalmente può trattarsi di una semplice formalità religiosa, che ha perso la maggior parte del suo significato, ma non lasciate che questa deriva vi privi della benedizione di inginocchiarsi davanti a Dio.
La parola principale nella Bibbia, legata all'adorazione, significa prostrarsi sulla faccia davanti a Dio. A volte sorrido quando sento le persone che cantano il verso dell'inno che dice: “Lasciate che gli angeli si prostrino”, perché la maggior parte di loro non si sognerebbe mai di farlo. È abbastanza adeguato per gli angeli, ma non chiedete a noi, dignitosi esseri umani di prostrarci a terra! Eppure, ci sono pochi grandi uomini nella Bibbia che non siano finiti a un certo punto con la faccia a terra davanti a Dio. Questo è forse l’atto di adorazione per eccellenza.
Quando Ruth e io progettiamo di viaggiare dopo aver ricevuto un invito a predicare, cerchiamo di prepararci in anticipo. Di solito (anche se non sempre) finiamo prostrati sul pavimento davanti a Dio. Stiamo riconoscendo: “Dio, noi dipendiamo totalmente da Te. Non abbiamo nulla da dare, né forza, né giustizia, né saggezza, se non vengono da Te”.
Amo le parole di John Bunyan:
“Chi è in basso non deve temere di cadere,
chi è in basso,
non deve essere orgoglioso.
Chi è umile avrà sempre Dio come guida”.
Quando si è toccato il pavimento, non si può andare più in basso; non c'è più bisogno di temere di cadere. È una posizione sicura per stare a faccia in giù davanti a Dio.
Dopo aver esaminato questi diversi atteggiamenti di adorazione, prendiamo in considerazione un esempio del modo in cui l’adorazione viene esternata in Cielo, descritto nel capitolo 6 del libro di Isaia. In questa scena, il profeta ha una visione del Signore nella Sua gloria. Questo è sempre stato un brano significativo per me, perché è stato la base del messaggio del predicatore che insegnò la prima volta che andai a una riunione pentecostale.
Non sapevo che fosse una riunione pentecostale; in effetti, non sapevo che esistessero persone come i pentecostali. Senza entrare nei dettagli, ero un soldato dell'esercito britannico, e vivevo proprio come tale. Poi, in questa riunione, udii le parole di Isaia. Avendo visto il Signore nella Sua gloria, egli disse: “Guai a me, perché sono perduto! Perché sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo di labbra impure”.
Quando udii queste parole, da non convertito, dissi a me stesso: “Nessuno Ti ha mai descritto in modo più accurato di questo”. Da quel momento in poi, anche se non capivo davvero di cosa parlasse il predicatore, egli ebbe la mia attenzione.
Leggiamo i primi tre versetti di Isaia 6:
“Nell'anno in cui il re Uzzia morì, vidi il Signore seduto su un trono, alto ed elevato, e lo strascico della sua veste riempiva il tempio. Sopra di esso si trovavano i serafini [o serafi]...”.
La parola ‘serafino’ è direttamente collegata alla parola ebraica per ‘fuoco’. Qualunque siano le loro sembianze e fattezze, i serafini sono creature di fuoco. Vengono descritti così:
“... ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. E uno gridava all'altro e diceva: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti,tutta la terra è piena della sua gloria!”.
Ho sempre creduto che la triplice ripetizione della parola ‘santo’ fosse rivolta alle tre Persone della Divinità: santo è il Padre, santo è il Figlio, santo è lo Spirito. Se immaginate la scena per un momento, vi farà comprendere il meraviglioso concetto del rapporto esistente tra adorazione e lode. La lode è una dichiarazione, e i serafini stavano lodando il Signore dichiarando la sua santità.
La prima osservazione di Isaia, tuttavia, non riguarda i serafini che lodano; quello che notò fu il loro atteggiamento di adorazione. Quei serafini avevano ciascuno sei ali. Con il primo paio si coprivano il volto e con il secondo coprivano i piedi. Questa è l'adorazione: il volto e il corpo coperti in segno di riverenza davanti a Dio. Con le due ali rimaste ognuno dei serafini volava.
Se si considera la copertura del viso e dei piedi come un atto di adorazione, e il volo come servizio, allora si trova la proporzione di quattro ali per l’adorazione e di due per il servizio. Credo che sia una proporzione corretta. Nel nostro ministero verso il Signore, dovremmo dedicare il doppio del tempo e dell'enfasi all'adorazione rispetto a quanto ne diamo al servizio.
Inoltre, credo che il servizio debba scaturire dall'adorazione. Non dovremmo mai essere coinvolti nel servizio a Dio senza aver prima dedicato del tempo per adorarLo. Il nostro servizio sarebbe molto più efficace se procedesse sempre dall'adorazione.
La progressione dall'adorazione al servizio è affermata da Gesù in Matteo 4:10, dopo che satana Lo aveva tentato dicendogli di prostrarsi a terra e adorarlo. Gesù rispose con una citazione tratta da Deuteronomio 6:13.
“Vattene, satana! Perché sta scritto: “Adorerai il Signore, tuo Dio, e lui solo servirai”. Notate di nuovo l'ordine: prima l'adorazione, poi il servizio.
Quindi, l'adorazione dovrebbe essere sempre seguita dal servizio.
C'è stato un tempo in cui nella maggior parte delle chiese si adorava molto poco. Il servizio della domenica mattina era chiamato ‘servizio di adorazione’ ma in realtà, anche se c'erano lodi e proclamazioni, non c'era
una vera e propria forma di adorazione. Negli ultimi due decenni circa, l'adorazione ha cominciato a tornare nella Chiesa. Alcune congregazioni si sono addirittura specializzate, per così dire, in essa, orgogliose della sua validità.
Ma se facciamo dell'adorazione una forma di autoindulgenza spirituale senza tradurla in servizio, essa diventa una forma di ipocrisia. Se godiamo di un meraviglioso incontro di adorazione della domenica mattina e poi torniamo a casa e viviamo per noi stessi il resto della settimana, non abbiamo ascoltato le parole di Gesù: “Adorerete l'Eterno, il vostro Dio, e a lui solo servirete”. Il servizio non dovrebbe mai essere separato dall’adorazione, né quest’ultima dal servizio.
Vediamo ora la progressione della nostra risposta a Dio: dal ringraziamento e la lode all'adorazione. C'è un bellissimo passo del Salmo 95 che illustra questo andamento. I primi due versetti descrivono una lode assordante ed esultante - molto più forte di quanto alcune chiese permettano! Dice:&
“Oh, venite, cantiamo al Signore;
gridiamo con gioia alla Roccia della nostra salvezza”.
Gridare non significa cantare ad alta voce. Significa gridare.
“Veniamo alla sua presenza con rendimento di grazie;
gridiamo con gioia a Lui con salmi”.
Notate ancora una volta le due fasi di accesso: ringraziamento e lode. Non c'è altra via d'accesso alla presenza di Dio.
La Bibbia è molto logica. Non ci chiede solo di ringraziare e lodare Dio, ma ci dice anche perché. Ricordate i tre motivi immutabili, indicati nel Salmo 100, per ringraziarlo: il Signore è buono, la sua misericordia è eterna e la sua verità dura per tutte le generazioni. Ora, nel Salmo 95:3-5, ci vengono dati ulteriori motivi per lodare Dio. Primo:
“Perché il Signore è il grande Dio e il grande Re al di sopra di tutti gli dèi”.
La parola ‘grande’ è usata due volte e ci ricorda che con la lode noi riconosciamo la grandezza di Dio. Questo lo facciamo con una lode rumorosa, esultante.
“Allora lo vediamo come il potente Creatore:
nelle sue mani sono i luoghi profondi della terra;
anche le alture dei monti sono sue. Il mare è suo,
perché Egli l'ha fatto,e le sue mani hanno formato la terraferma”.
Così ci rivolgiamo a Lui ringraziandolo e lodandolo per le meraviglie della sua creazione.
Ma questo è solo l'accesso. La lode e il ringraziamento, come abbiamo già visto, sono il vero modo di avvicinarsi. Noterete che nel versetto 6 arriviamo all'adorazione:
“Oh, venite, adoriamo e prostriamoci;
inginocchiamoci davanti al Signore, nostro creatore”.
Siamo passati dall'enunciazione all'atteggiamento. Abbiamo iniziato con lode e ringraziamento, ma non era questo l'obiettivo. Quando i cristiani si fermano alla lode e al ringraziamento, hanno mancato l’obiettivo: l’adorazione, che non è un'espressione ma un atteggiamento.
Perché adoriamo? Verso 7:
“Perché Egli è il nostro Dio...”.
L'adorazione appartiene solo a Dio. L'atto di adorazione è il modo supremo con cui riconosciamo che Egli è il nostro Dio.
“E noi siamo il popolo del suo pascolo...”.
E le pecore della sua mano.
È appropriato che il popolo di Dio lo adori. L'adorazione stabilisce i termini del rapporto tra noi, popolo di Dio, e Lui, nostro Creatore e Redentore.
Ma il verso 7 non finisce qui. La prima parte della frase successiva è inclusa alla fine, e rivela un meraviglioso segreto:
“Oggi, se ascolterete la Sua voce:
non indurite il vostro cuore...”.
Perché questo particolare ammonimento è incluso nella sezione sull’adorazione? Perché è quando adoriamo che sentiamo davvero la voce di Dio. Quando adoriamo, abbiamo smettiamo di parlare. Dopo aver gridato e lodato, si rimane senza parole e ci si ritrova in silenzio, in una posizione di riverenza davanti a Dio.
Qualcuno ha detto che i carismatici hanno paura del silenzio. Questo può essere vero. Il fatto è che il momento del silenzio arriva prima o poi. Chi può sapere quanto potrebbe essere lungo quel silenzio? Siamo disposti a concedere a Dio dieci minuti? La maggior parte delle chiese considererebbe dieci minuti di silenzio totalmente fuori luogo. Solo Dio, ovviamente, determina la durata del nostro silenzio davanti a Lui. Ma in quell’atteggiamento, indipendentemente dalla sua lunghezza, saremo aperti ad ascoltare la sua voce.
Ruth e io ci prendiamo regolarmente del tempo, quasi ogni giorno, per lodare e adorare Dio. (Ruth è la nostra leader dell’adorazione, dato che io non ho molta voce!) Molte volte, quando entriamo in un atteggiamento di adorazione, con lo spirito tranquillo davanti a Dio, Egli ci parla. Abbiamo ricevuto molte indicazioni, avvertimenti e incoraggiamento da Lui in questi momenti. E anche se sono molto cauto riguardo alle proclamazioni profetiche, se una di esse avviene in un'atmosfera di adorazione e non disturba l'armonia, di solito sono pronto a credere che Dio ci stia parlando.
Ma se non sperimentiamo mai la condizione di adoratori, potremmo non dare mai a Dio l'opportunità di parlarci.
Notate quindi la progressione che si riflette nel Salmo 95: la lode fragorosa, esultante ed entusiasta ci porta alla presenza di Dio. Lo lodiamo per le ragioni che abbiamo già visto - e per altre ancora. Ma la Sua presenza causa in noi risposte e atteggiamenti diversi verso di Lui. Non si tratta più di un'espressione di ringraziamento e di lode, ma di un atteggiamento di riverenza e di adorazione alla presenza di Dio onnipotente, e di una apertura all’ascolto della Sua voce.
Gesù utilizza alcune parole chiave relative all’adorazione riportate in Giovanni 4:23, nel suo dialogo con la donna samaritana al pozzo di Giacobbe:
“Ma viene l'ora, ed è ora, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori”.
È un'affermazione notevole, non è vero? Dio Onnipotente sta cercando degli adoratori, ma noi dobbiamo adorarlo rispettando le sue condizioni. Versetto 24:
“Dio è Spirito e chi lo adora deve adorare in spirito e verità”.
Secondo la Bibbia, l'uomo è composto da tre parti: spirito, anima e corpo. La nostra anima è molto attiva nella lode e nel ringraziamento. Ma quando si tratta di adorare, è il nostro spirito che è in diretta comunione con lo Spirito di Dio. Questo è qualcosa di cui le nostre anime non sono capaci.
È lo Spirito Santo che ci dà questa unione diretta con Dio. Chi di noi ha avuto l'esperienza di essere riempito di Spirito Santo sa che il modo di adorare cambia, perché siamo entrati in una nuova dimensione. Essere riempiti di Spirito Santo non ci rende perfetti o superiori agli altri, ma libera in noi qualcosa che ci permette di apprezzare il vero significato dell’adorazione.
Dobbiamo anche adorare Dio in verità. La verità, credo, richiede sincerità; è estremamente importante che l’adorazione sia sincera. Per illustrarlo, voglio prendere una piccola immagine dal Levitico, il libro dell'Antico Testamento che descrive le ordinanze sacerdotali e i sacrifici.
Il Signore sta dando indicazioni su che cosa si possa offrire in sacrificio e cosa no. In Levitico 2:1-2 richiede che l'incenso, una certa resina aromatica ricavata da un albero, sia offerto ad ogni sacrificio:
“Quando uno offre un'offerta di grano al Signore, la sua offerta sarà di farina fine. E vi verserà sopra dell'olio e vi metterà sopra l'incenso. La porterà ai figli di Aronne, ai sacerdoti, uno dei quali prenderà da essa la sua manciata di farina fine e di olio con tutto l'incenso. Il sacerdote lo brucerà come memoriale sull'altare, un'offerta fatta col fuoco, un dolce aroma per il Signore”.
I sacrifici erano costituiti da vari elementi, tra cui farina e olio (quest'ultimo è un modello dello Spirito Santo). Solo una parte di questi elementi veniva bruciata; il resto andava al sacerdote (le nostre offerte a Dio oggi servono anche ai ministri di Dio - il sacerdozio di oggi). Ma, nell’Antico Testamento tutto l’incenso viene bruciato perché rappresenta un tipo di adorazione, ed è una parte della nostra offerta che non va mai a nessuno se non a Dio. Quanto è importante non offrire l’adorazione a nessun essere umano in nessun momento, ma solo al Signore.
L'incenso non è bello di per sé, ma quando viene bruciato emana un profumo meraviglioso. Questo è esattamente ciò che la nostra adorazione diventa per Dio: una fragranza bella e aromatica che sale fino alle sue narici.
C'è un'altra sostanza, invece, che non deve essere inclusa in nessuna offerta a Dio. Levitico 2:11:
“Nessuna offerta di grano che porterete al Signore dovrà essere con il lievito,perché non brucerete né lievito né miele in nessuna offerta al Signore fatta col fuoco”.
Il miele, allo stato naturale, è dolce e gustoso. Bruciato, diventa un pasticcio nero e appiccicoso. Ciò che il Signore sta affermando, quindi, è questo: “Non offrite a me nessuna adorazione che non resista al fuoco. Offritemi l'incenso perché più viene bruciato, più diventa dolce. Non offrite a Me un’adorazione che, quando viene testata e provata dal fuoco, diventa un pasticcio nero e appiccicoso”.
Pensate a questo. Chiedetevi: “Sto mettendo del miele sulle mie preghiere, o sto offrendo incenso? Sto dicendo a Dio cose che non metterò in pratica? O lo sto pregando in spirito e verità?”.
Un'ultima immagine molto chiara dell'adorazione si trova in 1 Corinzi 6:16-17. Si tratta di un passo schietto, così come è la Bibbia. Paolo dice:
“...Non sapete che chi si unisce a una prostituta è un corpo solo con lei? Perché ‘I due’, dice Dio, ‘diventeranno una sola carne’. Ma chi è unito al Signore è un solo spirito con Lui”.
Dobbiamo essere altrettanto sinceri con noi stessi e vedere il contrasto. Il primo esempio di Paolo è l'unione sessuale immorale. Ma, parallelamente, parla della persona unita al Signore in spirito. In altre parole, ci sono due tipi di unione: fisica e spirituale. L'adorazione è un'unione spirituale, l'unico modo in cui il nostro spirito può unirsi direttamente a Dio. E da questa unione nasce la procreazione.
Quando pensate all'adorazione, ricordate che questo è il modo in cui il vostro spirito si unisce allo Spirito di Dio. Da questa unione nasce la fecondità. Nella sfera spirituale, come in quella fisica, l'unione porta alla riproduzione.
Prendetevi del tempo per riflettere su questa progressione che culmina nell'unione con Dio: ringraziamento - lode - adorazione. Siate liberali nel ringraziamento e nella lode, ma ricordate sempre che il culmine è l'adorazione.
Codice: TL-L807-100-ITA