Ringraziamento

Di Derek Prince
*First Published: 1990
*Last Updated: dicembre 2025
14 min read
Un buon punto di partenza per il nostro studio della prima di queste attività, il ringraziamento, è fornito da Ebrei 12:28:
“Dunque, poiché stiamo ricevendo un regno che non può essere scosso, mostriamo gratitudine, mediante la quale possiamo servire Dio in modo accettevole con riverenza e timore divino”.
C'è una notevole differenza tra questa traduzione e quella della Nuova Riveduta, nella quale "mostriamo gratitudine", viene tradotta con "siamo riconoscenti". Entrambe le traduzioni sono corrette, perché in greco mostrare gratitudine - charis – significa dire 'grazie'.(È interessante notare come la parola greca moderna per "grazie", eucharisto, sia direttamente correlata a ‘charis’, grazia.) Esiste, quindi, una connessione diretta tra grazia e gratitudine. Una persona ingrata è fuori dalla grazia di Dio. Non si può essere ingrati e, allo stesso tempo, sperimentare la grazia di Dio.
Altre tre lingue moderne mettono in evidenza questo principio. In francese, ‘grâce à Dieu’ significa "grazie a Dio". La parola ‘grâce’ è scritta esattamente in inglese. In italiano, la parola utilizzata per esprimere gratitudine è: ‘grazie’ (direttamente correlata a ‘grazia’). In spagnolo, abbiamo il termine: ‘grácias’. Potete vedere, quindi, come tutte queste tre lingue romanze (neolatine) conservino la connessione diretta tra grazia e gratitudine.
Questo è un punto estremamente importante: se siamo ingrati, siamo fuori dalla grazia di Dio. Non è possibile godere della Sua grazia e, contemporaneamente, non essere riconoscenti per ciò che abbiamo, né possiamo separare la gratitudine dalla Sua grazia. Dire : "Siamo riconoscenti" e "Siamo grati", è la stessa cosa.
Ecco quattro affermazioni (in realtà, requisiti) relative alla gratitudine, tratte da quattro diverse epistole di Paolo. A partire da Colossesi 3:15:
“E la pace di Dio regni nei vostri cuori, alla quale anche voi siete stati chiamati in un solo corpo; e siate grati”.
Questo non è un suggerimento, ma un ordine: siate grati. Paolo prosegue nei versetti 16–17:
“La parola di Cristo dimori in voi abbondantemente con ogni sapienza, insegnandovi e ammonendovi a vicenda con salmi, inni e canti spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore. E qualunque cosa facciate in parola o in azione, fate tutto nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui”.
Tutto ciò che facciamo, deve rispondere a due principi: deve essere compiuto "nel nome del Signore Gesù" e deve portare a "rendere grazie a Dio, per mezzo di Lui". Questo stabilisce un limite meraviglioso! I giovani a volte mi chiedono: "E’ giusto che io faccia questa o quella cosa?". Io rispondo: “Se puoi compierla nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio per mezzo di Lui, va bene. Se non puoi, allora non va bene”. Questo è il limite della nostra libertà di agire.
Ringraziare, quindi, non è un'opzione ma un ordine.
In secondo luogo, in Efesini 5:18, Paolo parla di cosa significhi essere continuamente riempiti di Spirito Santo:
“E non ubriacatevi di vino, che è dissipazione, ma siate ripieni di Spirito”.
Non è incredibile quanto la Chiesa si sia concentrata su ciò che è negativo e abbia ignorato il positivo? Tutti sanno che non si dovrebbe essere ubriachi di vino, ma quanti riconoscono che si debba essere ripieni di Spirito?
Qual è il risultato dell'essere ripieni dello Spirito? Il versetto 19 ci dice:
“...parlando l'un l'altro con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e inneggiando nel vostro cuore al Signore, rendendo grazie sempre, per ogni cosa a Dio Padre nel nome del nostro Signore Gesù Cristo”.
Quando sarete ripieni di Spirito Santo, ringrazierete Dio continuamente. In effetti, potete misurare la pienezza dello Spirito dentro di voi, anche in base a questo criterio: quanto tempo trascorrete nel ringraziare Dio. Quando smetterete di farlo, sarà una chiara indicazione del fatto che state iniziando a deviare dal sentiero prefissato.
La terza affermazione (o requisito) di Paolo circa la gratitudine, si trova in 1 Tessalonicesi 5:16–18, alcuni dei versetti più brevi del Nuovo Testamento, ma ricchi di potenti verità:
"Rallegratevi sempre..."
Molto semplice da dire, non è vero? Ci vuole più grazia per farlo!
"...pregate incessantemente..."
Non arrivate mai a smettere di pregare. Non è necessario farlo continuamente, ma non bisogna mai dire: "Ora ho finito di pregare". Di Smith Wigglesworth è stato detto, credo, che non pregasse mai più di mezz'ora per volta, ma che non passasse mai mezz'ora senza pregare. Questo è un buon esempio di che cosa significhi pregare incessantemente.
L'ultimo dei suggerimenti di Paolo è tratto da 1 Tessalonicesi 5:
“...in ogni cosa ringraziate; poiché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù per voi”.
Qual è la volontà di Dio in Cristo Gesù? Ringraziare per ogni cosa. Quindi, se non rendete grazie, come abbiamo già visto, in realtà siete fuori dalla volontà di Dio.
Ho parlato con molti servitori cristiani che si trovavano nel posto giusto, svolgevano il lavoro corretto, ma si sentivano comunque fuori dalla volontà di Dio. La causa non era da ricercare nel luogo o nel lavoro: avevano smesso di essere continuamente grati. Ricordate, quindi, che nel momento in cui smettete di essere grati, siete fuori dalla volontà di Dio, non necessariamente per quello che state facendo, ma perché non rispondete in modo appropriato alla Sua bontà.
In Filippesi 4:6 arriviamo al quarto dei requisiti di Paolo riguardo alla gratitudine:
“Non siate ansiosi per nulla, ma in ogni cosa, con la preghiera e la supplica, con il ringraziamento, fate che la vostra richiesta sia resa nota a Dio”.
Non portate mai una richiesta a Dio senza ringraziare.
Anni fa, i diari di John Wesley hanno avuto un enorme impatto su di me. Ricordo sempre il suo commento su questo versetto. Dalla frase "In ogni cosa, con la preghiera e la supplica", Wesley isolò le tre parole, “con la preghiera”, e disse: "Sono convinto che Dio faccia tutto attraverso la preghiera e nulla senza di essa"; ritengo che questa sia una verità fondamentale.
Paolo sta dicendo, inoltre: "Qualunque richiesta abbiate, portatela con ringraziamento".
Ora che abbiamo esaminato le quattro esortazioni dell'apostolo Paolo riguardo alla gratitudine, consideriamo due importanti funzioni che essa svolge.
In primo luogo, la gratitudine permette di accedere a Dio. La migliore definizione di questo principio si trova nel Salmo 100, un testo conosciuto e molto bello. Parlando di come entrare nella casa di Dio, il salmista scrive nel quarto verso:
“Entrate nelle Sue porte con ringraziamento, E nei Suoi cortili con lode. Siate grati a Lui e benedite il Suo nome”.
Si notino le due fasi di accesso a Dio. La prima è attraverso le porte; la seconda attraverso i Suoi cortili. Le porte danno accesso ai cortili e questi alla casa di Dio vera e propria. Ma non si può entrare se non attraverso il percorso stabilito: "nelle Sue porte con ringraziamento e nei Suoi cortili con lode". Sono convinto che una persona non possa ottenere un accesso ravvicinato a Dio a meno che non si presenti davanti a Lui nel modo previsto in questo testo: con ringraziamento e lode.
Alcuni di voi possono sentire a volte, nonostante le vostre preghiere, di essere molto lontani da Dio. Molto probabilmente il motivo dipende dal fatto che non vi state avvicinando a Lui nel modo prescritto. Potete stare fuori dai cortili e gridare a Dio, Egli vi ascolterà e avrà pietà di voi. Ma non potrete godere di un accesso diretto al Padre a meno che non vi avviciniate a Lui con il ringraziamento e la lode.
Alcune persone potrebbero brontolare dicendo: "Non ho nulla per cui ringraziare Dio. Le cose stanno andando male. La mia vita è un continuo caos. Perché dovrei ringraziarlo?”. Ebbene, il salmista ci fornisce tre motivi per ringraziare Dio, nel verso 5:
“Poiché il Signore è buono; la sua misericordia è eterna, e la sua verità dura per tutte le generazioni”.
Non importa come ci sentiamo, o quali siano le nostre circostanze, questi tre fatti non cambiano mai: il Signore è sempre buono, la Sua misericordia è eterna e la Sua verità dura per tutte le generazioni. Quindi abbiamo tre motivi permanenti e immutabili per ringraziarLo.
Non concentratevi sui vostri sentimenti o sulla vostra situazione. Focalizzatevi piuttosto su questi aspetti eterni e immutabili della natura di Dio, e su come agisce nei nostri confronti. Allora vi ritroverete a ringraziarlo incessantemente.
Osserviamo un'illustrazione nel Nuovo Testamento, che descrive lo speciale accesso a Dio che la gratitudine offre. Ricordate i dieci lebbrosi di Luca 17, che non potevano avvicinarsi a nessuno? Dovevano gridare continuamente: "Immondo, impuro", avvertendo tutti di stare lontani, dal momento che la loro malattia era molto contagiosa.
Il racconto di Luca narra che essi alzarono la voce da lontano e gridarono a Gesù: "Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!". Egli diede loro una risposta molto semplice: "Andate, e mostratevi ai sacerdoti".
Ora, una persona purificata dalla lebbra, doveva presentarsi al sacerdote per ricevere un certificato che dichiarasse che non era più contagiosa. Quindi, dicendo loro di andare a mostrarsi al sacerdote, Egli stava affermando quanto segue: "Quando arriverete davanti al sacerdote non avrete più la lebbra e lui lo certificherà". Capite? Questa è la fede! A volte veniamo guariti mentre andiamo. Se rimaniamo fermi e diciamo che non è successo nulla, non succederà nulla.
Quindi, tutti e dieci furono purificati dalla lebbra, ma solo uno, che per caso era un samaritano e non un giudeo, tornò indietro a ringraziare Gesù. Egli disse:
“Non sono stati purificati i dieci? Ma dove sono i nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dare gloria a Dio se non questo straniero?”. (Luca 17:17–18)
Poi disse all'uomo (secondo la versione in greco), “La tua fede ti ha salvato, vai in pace”. Nella traduzione italiana, non viene chiaramente affermato che, sebbene tutti e dieci i lebbrosi fossero stati purificati, solo colui che tornò per ringraziare Gesù fu salvato. Ognuno di loro ebbe una guarigione fisica, ma solo colui che tornò a ringraziare ricevette la guarigione spirituale ed eterna della salvezza. Egli fu l'unico ad avvicinarsi a Gesù. Vedete, il ringraziamento fornisce un accesso speciale a Dio.
La seconda funzione, di vitale importanza, del ringraziamento è che sblocca il potere miracoloso e soprannaturale di Dio. Vi offro due esempi rilevanti del Nuovo Testamento. Il primo di questi è l’episodio in cui vengono sfamate cinquemila persone, riportato in Giovanni 6. Gesù aveva davanti a sé una folla di cinquemila uomini (senza considerare le donne e i bambini), tutti affamati. La Sua unica risorsa era il pranzo di un bambino: cinque piccoli pani e due pesci. Ma Egli disse: “Fate sedere le folle; le sfameremo”. Questo è ciò che emerge nei versetti 11 e 12 di Giovanni 6:
E Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì ai discepoli, e i discepoli a quelli che erano seduti, e allo stesso modo i pesci, quanto ne volevano. Così, quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i frammenti che rimangono, perché nulla vada perduto".
È da notare il fatto che in questa situazione Gesù non pregò, nè chiese a Dio di fare qualcosa. Tutto ciò che fece fu di ringraziare Dio per ciò che aveva in mano.
Giovanni deve essere rimasto colpito da questo, perché nel versetto 23, descrivendo qualcosa che accadde in seguito, scrisse:
“...altre barche vennero da Tiberiade, vicino al luogo dove mangiarono il pane dopo che il Signore ebbe reso grazie...”.
A quanto pare, a Giovanni era rimasto impresso il fatto che il miracolo non era stato ottenuto dopo una lunga preghiera, ma semplicemente con il ringraziamento di Gesù! Credo davvero che molte volte ci lasciamo sfuggire la potenza di Dio semplicemente perché non la liberiamo, ringraziando.
Poco dopo, nel capitolo undicesimo di Giovanni, troviamo un secondo esempio di questo principio. Mentre Gesù si trovava davanti alla tomba di Lazzaro, sepolto ormai da quattro giorni, non fece una lunga preghiera. Disse semplicemente: “Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato”. Questo fu tutto ciò che disse. Poi parlò a Lazzaro, ed egli usci!
Ribadisco ancora una volta che se non coltiviamo l'abitudine di ringraziare Dio nel modo in cui viene descritto qui, perderemo gran parte della Sua potenza soprannaturale; essa non è necessariamente rilasciata da lunghe preghiere, infatti, la maggior parte delle preghiere veramente potenti nella Bibbia sono molto brevi. (Penso alla preghiera di Mosè per Miriam, quando fu colpita dalla lebbra per aver criticato suo fratello. Tutto ciò che Mosè disse fu: “Signore, guariscila”. Quindi, è vero il contrario. Se uniamo più ringraziamenti alle nostre petizioni, esse potrebbero essere più brevi e in realtà più efficaci.
Prima di concludere la nostra riflessione sulla gratitudine, dobbiamo guardare al lato oscuro di questa verità: l'opposto dell'essere grati. La Bibbia ha molto da dire sull'ingratitudine, ma qui riporto solo tre affermazioni significative.
Troviamo la prima in Romani 1, dove Paolo, in modo magistrale, delinea il declino della razza umana, dalla conoscenza innata di Dio ad una spaventosa malvagità. Romani 1 termina con uno degli elenchi più orribili della Bibbia circa il degrado, la miseria e la malvagità dell’uomo.
Potremmo chiederci: com’è possibile che l’umanità possa decadere fino a quel punto? La risposta viene data nel versetto 21:
“...Sebbene conoscessero Dio, non lo glorificavano come Dio, né gli erano grati...”.
Paolo descrive così i primi due gradini discendenti che conducono alla fossa oscura descritta alla fine del capitolo: persone che non glorificano Dio come tale e che non mostrano gratitudine verso di Lui.
Ogni volta che una persona smette di essere riconoscente, si incammina su un sentiero scivoloso. Vi avverto: non iniziate nemmeno a percorrerlo perché è difficile tornare indietro e risalire!
La seconda importante osservazione biblica sull'ingratitudine si trova in 2 Timoteo 3, che contiene un altro spaventoso elenco. È interessante confrontarlo con quello di Romani 1 (quello che io considero descriva l’esito logico dell'ingratitudine). Quanto elencato in 2 Timoteo 3, credo, invece, che sia il suo esito storico. Come sarà l'umanità negli ultimi giorni, alla fine dell'era? L'apostolo Paolo ce ne descrive un’immagine, a partire dal versetto 1:
"Ma sappiate questo, che negli ultimi giorni verranno tempi pericolosi”.
Che cosa porterà i tempi pericolosi? Il declino del carattere umano. Verso 2:
“Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi [questa è la radice di tutto il problema], amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, orgogliosi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, empi...”.
Dove si colloca l’ingrato nell'elenco? Accanto all'empio: essere ingrati significa essere empi. Non si può essere santi e ingrati; la gratitudine è un passo importante verso la santità.
Quale genere di comportamento è l’opposto della gratitudine? Il termine biblico migliore, a mio avviso, è: "mormorare" (in un italiano più moderno, "lamentarsi"). Mi permetto di suggerire che ogni cosa che diciamo, può essere positiva o negativa: pochissime parole sono neutre. Se non esprimiamo gratitudine, quindi, quasi sicuramente finiremo per mormorare e lamentarci. Non siate quel tipo di persona!
In terzo e ultimo luogo, consideriamo ciò che Paolo dice circa l’ingratitudine, in 1 Corinzi 10:7–10. Egli sta mettendo in guardia i cristiani dal cadere negli stessi errori in cui cadde Israele dopo la liberazione dall'Egitto:
“E non diventate idolatri, come lo erano alcuni di loro... Né commettiamo immoralità sessuale... né tentiamo Cristo... né lamentatevi [nella Nuova Riveduta, mormorate], come si lamentavano anche alcuni di loro, e furono distrutti dal distruttore”.
Un avvertimento contro il mormorare si trova in Numeri 21. Israele si scoraggiò e divenne impaziente a causa del lungo e logorante viaggio e cominciò a mormorare contro Dio e Mosè. Dio rispose inviando tra loro serpenti ardenti e il popolo cominciò a morire.
Fate attenzione! Mormorare può esporvi a ‘serpenti ardenti’; il loro morso potrebbe non essere fisico, ma inietterà ogni sorta di veleno nel vostro spirito.
Ci troviamo di fronte, quindi, a due possibilità opposte: l’essere grati, che apre la strada alla presenza di Dio e alla sua potenza miracolosa, oppure l’essere persone che mormorano. Prendete una decisione e determinate ciò che volete essere:
“Sarò grato. Continuerò a trovare le ragioni scritturali per esserlo e mi eserciterò nel ringraziare Dio in ogni momento”.
Codice: TL-L805-100-ITA