L'errore di Balaam

Derek Prince
*First Published: 1995
*Last Updated: dicembre 2025
9 min read
Lettura suggerita:
- Numeri 22-25
- Numeri 31
A prima vista potrebbe sembrare che la storia di Balaam, l'indovino, riportata in Numeri 22-25 non abbia alcuna rilevanza per i cristiani di oggi. Tuttavia, gli scrittori del Nuovo Testamento si riferiscono a lui in tre passaggi distinti, sempre con una nota di avvertimento. Chiaramente, quindi, la sua storia contiene lezioni importanti per i cristiani.
Balaam è una personalità strana e intrigante, una sconcertante combinazione di doni spirituali soprannaturali ed un carattere corrotto. Significativamente, vediamo sempre più ministeri nella chiesa odierna con una simile combinazione: doni spirituali e carattere corrotto.
La storia di Balaam si apre con Israele, finalmente accampato ai confini di Canaan. La loro presenza incuteva timore a Balak, re di Moab, il cui territorio confinava con l'accampamento degli Israeliti. A quanto pare, egli considerava gli israeliti come una minaccia per il suo regno, sebbene non avessero fatto nulla per giustificare la sua paura.
Sentendosi incapace di affrontare Israele in battaglia, Balak decise di usare contro di loro delle armi spirituali. Inviò alcuni dei suoi prìncipi, con in mano un compenso per la divinazione, a chiamare Balaam perché venisse a lanciare una maledizione su Israele. Come ‘veggente’ (indovino o stregone), egli aveva la reputazione di pronunciare benedizioni o maledizioni con un potente effetto benefico o malefico.
Balaam proveniva da Pethor in Mesopotamia, non era un israelita. Eppure aveva una conoscenza personale e diretta dell'unico vero Dio. Quando Balak gli chiese di maledire Israele, egli rispose: “Non potevo trasgredire la parola dell’Eterno, il mio DIO». La forma DIO (in maiuscolo), è la traduzione accettata del sacro nome ebraico di Dio, reso con "Geova" o "Yahweh". Balaam conosceva Dio con il Suo nome sacro e lo chiamava "mio DIO". Quando arrivarono gli emissari di Balak, Dio gli disse di non andare con loro e di non maledire Israele (Num. 22:12).
La risposta di Balak fu quella di inviare un gruppo più numeroso di prìncipi più onorevoli, con la promessa di una ricompensa molto più grande. Questa volta il Signore diede a Balaam il permesso di andare, ad una condizione: se gli uomini verranno a chiamarti (Num. 22:20).
Non risulta però, che gli uomini siano venuti a chiamarlo di nuovo. Tuttavia egli andò e, con la sua disobbedienza, provocò l'ira del Signore, che si oppose a lui durante il suo viaggio e quasi lo uccise. Alla fine, tuttavia, il Signore lo autorizzò ad andare, ma pose una condizione: "Soltanto la parola che Io ti dirò, tu dirai" (Num. 22:35).
Balak accolse Balaam e fece i preparativi più elaborati perché maledicesse Israele, ma ogni volta il risultato era esattamente l'opposto. Complessivamente, Balaam pronunciò quattro profezie, che sono tra le più belle e potenti rivelazioni nella Scrittura circa l’impegno irrevocabile di Dio a benedire Israele.
Ostacolato da Dio nel suo tentativo di maledire Israele, Balaam propose una strategia diversa contro di loro (vedi Num. 31:16). Se le donne moabite avessero potuto indurre gli israeliti all'idolatria e all'immoralità, non sarebbe stato necessario maledirli perché l’Eterno stesso avrebbe portato un giudizio su di loro. La seconda strategia di Balaam ebbe successo e 24.000 israeliti morirono a causa del giudizio di Dio (Num. 25:1–9).
In tutto questo Balaam mostrò la più sorprendente incoerenza. Più di una volta gli era stato esplicitamente proibito di maledire Israele; per rivelazione soprannaturale aveva affermato quattro volte l'immutabile proposito di Dio di benedire Israele e giudicare i suoi nemici. Ma si ostinava a collaborare con Balak, il nemico di Israele, e a tramare per la sua distruzione. Era certamente opportuno che perisse nello stesso giudizio degli altri nemici di Israele, uccisi dagli Israeliti insieme ai re di Madian (Num. 31:8).
Siamo portati a chiederci: quale motivo potrebbe essere così potente e irresistibile da indurre Balaam ad agire in diretta opposizione alla rivelazione che aveva ricevuto da Dio, fino alla propria distruzione definitiva? Due scrittori del Nuovo Testamento danno una risposta chiara e specifica a questa domanda.
Parlando di falsi insegnanti nella chiesa, Pietro dice:
"...hanno abbandonato la retta via e si sono smarriti, seguendo la via di Balaam, figlio di Beor, che amava il salario dell'iniquità..." (2 Pietro 2:15).
Anche Giuda, parlando di loro, dice:
"Hanno corso avidamente nella via di Balaam per trarne profitto..." (Giuda 1:11)
La risposta è chiara. Balaam fu tentato fino alla propria distruzione dall'amore per il denaro; per questo era disposto a prostituire i suoi meravigliosi doni spirituali. Probabilmente era anche lusingato dalle attenzioni che riceveva dal re Balak e dai suoi prìncipi. L'amore per il denaro è strettamente associato al desiderio di popolarità e di potere; tutti questi desideri malvagi nascono dallo stesso terreno: l’orgoglio.
Lezioni da Balaam
Ci sono tre lezioni importanti che dobbiamo imparare dalla storia di Balaam.
In primo luogo, Dio Onnipotente ha preso l'impegno irrevocabile di stabilire gli ebrei come Suo popolo per sempre; non c'è potere nell'universo, umano o satanico, che possa mai annullare tale volontà. Gli ebrei molte volte sono stati infedeli nei Suoi confronti, ed Egli ha portato su di loro severi giudizi, ma la loro infedeltà non potrà mai annullare la Sua fedeltà.
È importante notare che l'iniziativa, in questo caso, viene da Dio e non dagli uomini; non sono stati gli ebrei a scegliere Dio, ma è stato Lui a sceglierli. Ho un giovane amico, un ex musulmano, che chiamerò Ali, che si è convertito in modo soprannaturale a Cristo. Dopo la sua conversione cominciò a portare davanti a Dio tutte le sue lamentele contro gli ebrei. Alla fine, Dio rispose: “Ali, il tuo problema non è nei confronti degli ebrei ma nei miei: Io sono Colui che li ha scelti”. Il ministero di quel giovane ora è quello di conquistare i musulmani a Cristo e di insegnare loro a pregare per gli ebrei.
In Numeri 24:9, la profezia di Balaam rivela un fattore decisivo nel destino degli uomini e delle nazioni. Rivolgendosi a Israele, dice:
"Benedetto colui che ti benedice e maledetto chi ti maledice."
Sia gli individui che le nazioni determinano il proprio destino, spesso senza esserne consapevoli, attraverso il loro atteggiamento nei confronti degli ebrei. Coloro che benedicono, saranno benedetti e quelli che maledicono, maledetti.
In secondo luogo, una delle armi più potenti, e di maggior successo, di satana contro di noi è l'amore per il denaro. Questo è stato vero dai primi giorni del cristianesimo fino ad oggi. Un ministero accompagnato da potenti segni soprannaturali, in particolare miracoli di guarigione, può quasi sempre diventare un mezzo per guadagnare del denaro.
In 2 Corinzi 2:17, Paolo contrappone il suo ministero a quello di molti suoi contemporanei cristiani: “A differenza di tanti altri, noi non vendiamo la parola di Dio a scopo di lucro”. Anche ai tempi di Paolo molti cristiani usavano il proprio ministero per fare soldi!
Il denaro in sé non è un male e non è necessariamente peccato essere ricchi. Per natura, il denaro è neutro: può essere usato sia per il bene che per il male. Quando però iniziamo ad amarlo, allora siamo presi nella trappola di satana. In 1 Timoteo 6:9–10, Paolo usa un linguaggio più sobrio per metterci in guardia da questo:
“Ma coloro che desiderano arricchirsi cadono nella tentazione, nel laccio e in molte passioni sciocche e dannose che faranno affogare gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Perché l'amore per il denaro è una radice di ogni sorta di male, per cui alcuni si sono allontanati dalla fede per la loro avidità, e si sono trafitti con molti dolori."
Nel mio ministero, ho spesso insegnato il piano di Dio per far prosperare i credenti che si impegnano per gli scopi del Suo regno. Tuttavia, ripensandoci ora, mi pento di tutte le occasioni in cui ho insegnato questo messaggio senza bilanciarlo con l'avvertimento di Paolo in 1 Timoteo 6. Nella mia mente, immagino i credenti, che hanno ceduto all'amore per il denaro, come delle persone che hanno preso un pugnale affilato ed avvelenato e lo hanno conficcato nella loro stessa carne. Certamente questo è ciò che Balaam fece.
In terzo luogo, dobbiamo capire la differenza tra doni spirituali e frutto spirituale. I doni rappresentano la capacità, ma il frutto raffigura il carattere. Un dono arriva attraverso una singola e breve impartizione, il frutto, invece, attraverso un lento processo di sviluppo.
Ricevere un dono spirituale non cambia, di per sé, il carattere di una persona. Se quella persona era orgogliosa, inaffidabile o ingannevole prima di ricevere un dono spirituale, lo sarà comunque dopo averlo ricevuto.
Ricevere un dono di questo tipo, tuttavia, accresce la responsabilità, perché aumenta l'influenza che essa può avere sugli altri. Inoltre, porta con sé la tentazione di considerare il ‘successo’ nella vita cristiana in termini di esercizio dei doni spirituali, piuttosto che di sviluppo di un carattere santificato. Per quanto paradossale possa sembrare, più doni una persona riceve, più dovrà prestare attenzione a coltivare il frutto. Quando passeremo dalla dimensione del tempo all'eternità, ci lasceremo alle spalle i nostri doni, ma il nostro carattere sarà con noi per sempre.
Il fatto che Balaam avesse una chiara visione della fine benedetta che attende i giusti, è dimostrato dalla sua preghiera:
"Lasciami morire della morte del giusto, e lascia che la mia fine sia come la sua!" (Numeri 23:10)
Tuttavia la preghiera di Balaam non fu esaudita; fu giustiziato nel giudizio di Dio contro i Moabiti, il cui denaro lo aveva tentato di schierarsi contro di Lui.
Il destino di Balaam fornisce un esempio visivo dell'insegnamento di Gesù in Matteo 7:21–23:
“Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, scacciato demoni nel tuo nome e fatto molti prodigi nel tuo nome?" E allora dichiarerò loro: "Non ho mai saputo Voi; allontanatevi da me, voi che praticate l'iniquità'”.
In poche parole, non c'è niente che possa sostituire l'obbedienza a Dio; solo questo ci assicura un posto in Cielo.

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